Bologna, un tavolo comune sull’Ordinanza Giannini

Si è svolto ieri presso la Confcommercio locale un incontro tra i vertici delle maggiori associazioni dell’ottica e delle principali scuole professionali

La situazione rischia di gonfiarsi a dismisura. Se il primo anno, infatti, di applicazione dell’Ordinanza Ministeriale n. 457 del 15 giugno 2016 erano stati ancora pochi i privatisti che si sono presentati negli istituti pubblici e privati adibiti a sede di esame per l’abilitazione di ottico, nel 2017 c’è stato un aumento esponenziale, stimabile in alcune centinaia di addetti dell’ottica che hanno in questo modo trovato una sorta di “scorciatoia”, pur legalizzata, per ottenere il diploma di ottico. Nell’Ordinanza a firma dell’allora ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, si legge infatti, all’art. 2, che «l’attività lavorativa deve essere tale che possa considerarsi sostitutiva, per durata e contenuti, della formazione pratica acquisita nei percorsi che rilasciano il titolo di cui al precedente comma, lettera a) (il titolo di istruzione secondaria di secondo grado dell’indirizzo di ottico del precedente ordinamento o del Settore “Servizi”, Indirizzo “Servizi socio-sanitari”, “Articolazioni Arti ausiliarie delle professioni sanitarie, Ottico”, secondo il d.P.R del 15 marzo 2010, n.87, ndr)». L’Ordinanza in questione ricorda, inoltre, che «per comprovare l’attività lavorativa svolta presso pubbliche amministrazioni è ammessa l’autocertificazione, mediante dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà». 
«Al termine dell’incontro è stata prospettata l’elaborazione di un documento comune e la richiesta d’incontro con i ministri del Miur e della Salute», rivela a b2eyes.com Giorgio Righetti, direttore dell’Istituto Zaccagnini, portavoce del gruppo che si è riunito ieri nel capoluogo emiliano, composto da Federottica, Fio-Confesercenti, Aloeo e Sopti e dalle scuole Fermi, Irsoo, Sioo, oltre allo Zaccagnini. Eccessiva libertà d’interpretazione lasciata alle scuole, impossibilità di valutare il curriculum dei candidati, autocertificazione senza alcun riscontro oggettivo e assenza di criteri chiari nella composizione della commissione: sono i principali punti critici rilevati dal tavolo di lavoro nei confronti dell’Ordinanza. «Chiediamo l’obbligatorietà a partecipare a un percorso formativo per poter accedere all’abilitazione: soltanto l’attestazione del lavoro svolto non è sufficiente – sottolinea Righetti – Chiederemo, inoltre, al Miur una verifica dei privatisti, perché finora molti si sono presentati all’esame di abilitazione con un’autocertificazione, che però vale solo per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Di fatto, di comune accordo anche con un documento già redatto da ben 18 scuole pubbliche statali, chiediamo il rispristino del testo dell’Ordinanza del 2015 con le specifiche per migliorare la composizione delle commissioni d’esame e delle classi di concorso dei docenti».
A.M.

 

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