Made in Italy: una class action contro Kering Eyewear?

Tutto ha avuto inizio quando nella boutique sono stati consegnati un modello Ysl su cui erano apportate sia la dicitura made in Italy sia made in China. Secondo quanto riportato da pambianconews.com e da altri media internazionali, Kering Eyewear avrebbe attribuito l’accaduto a un errore, affermando che il made in China era riportato su un prodotto in realtà destinato agli occhiali di Puma, realizzati in Oriente.
Selima Optique si è sentita, però, danneggiata, essendo un rivenditore (nella foto, tratta da selimaoptique.com, il punto vendita di Soho, a New York) ma anche un competitor. Ha, perciò, chiamato in causa Kering Eyewear: l’accusa mossa è produrre le varie parti degli occhiali in Cina, per poi spedirle in Italia, dove vengono assemblate. Più precisamente Selima sostiene che a partire dal settembre 2016, poco dopo il lancio della prima campagna di vendita globale per Gucci, Kering Eyewear abbia iniziato a sostituire le etichette “made in China” con “made in Italy” prima di venderle a grossisti o direttamente ai consumatori.
Kering Eyewear, nel confermare a b2eyes.com i fatti, fa alcune precisazioni. «I modelli consegnati a Selima Optique presentavano effettivamente un errore di stampigliatura – spiega un portavoce dell’azienda con sede a Padova - Si tratta di 21 pezzi, che sono finiti per sbaglio nel ciclo di stampigliatura made in China, destinato invece a Puma, di cui venti consegnati a un rivenditore e uno solo a Selima Optique: dopo la segnalazione abbiamo richiamato il lotto, sostituito i modelli e presentato ai nostri clienti tutti i certificati di qualità. Mentre il primo rivenditore ha compreso che si trattava di un errore, Selima Optique ha invece avviato una causa contro di noi. Ci batteremo nelle sedi opportune per dimostrare che i nostri prodotti luxury sono made in Italy e rispettosi di tutte le normative vigenti».
F.T.

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