Belluno, nel primo trimestre calo a doppia cifra per l’export di eyewear

Lo evidenzia una nota dell’Ufficio studi e statistica della Camera di Commercio, che ricorda come l’occhialeria rappresenti quasi il 70% delle vendite all’estero della provincia

Già solo il primo mese di lockdown ha inciso sui conti delle aziende bellunesi di montature. Secondo i dati della Camera di Commercio di Treviso e Belluno Dolomiti, infatti, da gennaio a marzo 2020 le vendite di occhiali all’estero sono risultate pari a 574 milioni di euro, in diminuzione del 21,5% rispetto all’analogo periodo del 2019. Le flessioni coinvolgono sia il mercato intra (-17,4%) sia quello extra Unione Europea (-23,7%). I paesi che, oltre all’Italia, sono stati colpiti prima di altri dal Covid-19 hanno fatto registrare i maggiori cali di acquisto di occhiali “made in Cadore”: Portogallo (-51,3%), Francia (-25,7%) Spagna (-24,1%) e Polonia (-33,2%), in controtendenza invece la Germania (+5,6%). In ambito extra Ue, che assorbe quasi il 63% dell’export del settore, metà della perdita complessiva dell’area è dovuta alla contrazione delle vendite verso gli Stati Uniti (-26,3%), cui si aggiungono rilevanti diminuzioni anche verso Cina-Hong Kong (-30,3%) e Regno Unito (-42,8%). Fra i primi dieci paesi di riferimento hanno, di fatto, continuato a crescere solo le esportazioni verso la Russia (+16,3%).

«Sono necessarie alcune avvertenze di lettura ai dati. Come noto, la fase acuta del lockdown ha riguardato il mese di aprile, qui non compreso. Inoltre, per ammissione dell’Istat stesso, l’emergenza Covid-19 ha comportato delle perturbazioni nella raccolta dati soprattutto con riferimento ai movimenti Intrastat, relativi agli scambi intracomunitari: dunque il quadro statistico qui presentato potrà essere oggetto di revisione in misura più significativa che in passato, probabilmente andando ad attenuare flessioni oggi enfatizzate dalla parziale copertura dei dati», precisa il comunicato della Ccia di Belluno e Treviso, che sottolinea anche quanto sia importante prendere in considerazione un altro aspetto: i dati amministrativi relativi al rilascio da parte della Camera di Commercio locale dei certificati d’origine per l’estero, per quanto riguarda i mercati extra Ue. «Il dato, raccolto dai Servizi certificativi per l’estero, può essere inteso come un indice indiretto di intensità delle attività di interscambio, svolte dalle imprese delle due province – spiega la nota - Il suo andamento sembra avere una buona sovrapponibilità al dato reale qui commentato. Fino alla quattordicesima settimana, cioè fine marzo, l’andamento del 2020 si discosta sì da quello del 2019, in negativo, ma non in modo clamoroso, e solo a partire da marzo. Questa buona sovrapponibilità con il dato noto rende plausibile anche l’andamento del mese di aprile, l’apice del lockdown, nel corso del quale il rilascio dei certificati è crollato del 65%. Dopo l’allentamento ripartono i volumi, ma con un gap ancora del 35% rispetto all’attività di un anno fa. È da contare che questa ripresa amministrativa continui nel mese di giugno e sia buona anticipatrice dei flussi reali di vendita: almeno per limitare ulteriormente i danni» (nella foto, una veduta del Cadore).
(red.)

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