Convegno Assottica 2022: si dice “gentile cliente” o “caro cliente”?

È una delle domande poste domenica scorsa a Milano, in occasione di un quiz in diretta ai partecipanti in plenaria dell’evento: il test era volto a far emergere il grado di sensibilità su inclusione e diversità, temi di punta di questa quattordicesima edizione organizzata dall’associazione confindustriale

Gli stereotipi possono influenzare il modo di rapportarsi alle persone e l’efficacia della comunicazione commerciale: è stato l’argomento oggetto della relazione di Giorgia Ortu La Barbera, membro del comitato scientifico di Fondazione Libellula. Il punto di partenza è stata un’indagine realizzata da Assottica nel 2022 nei centri ottici italiani per mettere in luce gli interessi manifestati su questo tema, che è risultato alto per l’89% degli intervistati.

Ma cosa sono diversità e inclusione? «I dati Istat ci dicono che il 52% della nostra popolazione è donna, il 30% appartiene a minoranze religiose, l’8% è straniera, il 5% disabile e il 2,5% si dichiara appartenente alla comunità Lgbt: viviamo dunque in un mondo eterogeneo», ha detto Ortu La Barbera alla platea del Convegno Assottica 2022 (nella foto). Il tema della diversità ha un peso importante anche dal punto di vista commerciale. «Secondo una relazione elaborata nel 2022 con dati raccolti lo scorso anno, 1 consumatore su 3 si impegna realmente su questo fronte, possiamo quindi definirlo un attivista – ha affermato ancora la professionista - Esiste perciò un mercato potenzialmente interessato, che si muove e agisce sulla base dei valori della diversità: sempre lo stesso sondaggio ci dice, infatti, che il 77,5 % del campione analizzato sceglie brand inclusivi, mentre nel 2017 era il 53%. In questi 5 anni si è verificata dunque una crescita esponenziale di attenzione sul tema. Altri fattori emersi in questo ultimo quinquennio riguardano dati di tipo anagrafico: è aumentato il potere d'acquisto negli under 40, molto più sensibili all’argomento, mentre la Generazione Z si è inserita nel mercato dei consumi».

Anche i centri ottici sono dei brand: sono in grado di intercettare questa domanda legata non tanto a servizi e prodotti offerti, quanto al tipo di relazione? «I brand sensibili alla diversità e all’inclusività registrano il +23% di fatturato - ha sottolineato Ortu La Barbera - Secondo l’indagine di Assottica, il 92% del campione ritiene utile l’adozione di politiche inclusive, non solo con l’abbattimento di barriere architettoniche, ma anche culturali». Ma è il linguaggio l’elemento fondamentale, sul quale si basano tutte le attività commerciali. «Molto spesso ci concentriamo sulle informazioni tecniche del prodotto - ha aggiunto la relatrice - Il 95% degli intervistati riferisce di utilizzare una terminologia il più possibile inclusiva: se però non siamo in grado di padroneggiarla, se non siamo consapevoli di quello che diciamo, il rischio è inquinare il nostro linguaggio e non ottenere l’effetto desiderato. Cadiamo in sostanza negli stereotipi, cioè in qualcosa che ci fa incasellare le persone in scatole preformate, ci fa semplificare la realtà e non ci fa andare oltre la superficie. La consapevolezza ci consente invece di andare al di là della prima impressione, cogliendo l’unicità di ogni persona».
Ed è proprio sulla terminologia utilizzata che si è basato il quiz proposto da Ortu La Barbera. Sappiamo adottare in negozio un linguaggio inclusivo? La platea del Convegno Assottica 2022 ha scoperto, con la soluzione al quiz, che è meglio rivolgersi alla propria clientela con “gentile cliente” per evitare ogni riferimento di genere, che non bisogna commentare il desiderio di un bambino di acquistare un paio di occhiali rosa e neppure suggerirgli di confrontarsi con i genitori per non prevaricare le sue volontà; che una persona in carrozzina viene definita come “persona con disabilità” e non disabile o con handicap per non far emergere soltanto una mancanza, così come è meglio utilizzare l’espressione “uomo con sindrome di down” e non ragazzo se il soggetto ha chiaramente superato la giovane età; e che, infine, l’unica forma da utilizzare è “persona sorda” al posto di “non udente” o espressioni simili.
F.T.

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