Il docente di Economia applicata all'Università Ca' Foscari di Venezia è comunque ottimista, come me, sul futuro del distretto dell’eyewear, ma questa analisi porta a una riflessione più ampia, andando a cogliere i segnali presenti nel nostro mondo già da alcuni anni.
Nel retail, ad esempio, non possiamo non notare che molti marchi di fascia medio alta e alta oggi provengono da oltre confine. Gli ottici italiani, non solo quelli cosiddetti di nicchia, si stanno abituando a vendere oltre il made in Italy, sebbene quest’ultimo sia cresciuto di livello qualitativo e di posizionamento di prezzo. Lo stesso pubblico di casa nostra spesso cerca la montatura sul web prima di recarsi in un punto vendita e questa ricerca spazia anche a livello globale, non solo nazionale. Poi ci sono le acquisizioni, come quella di Marcolin da parte dell’americana Vsp, che già controlla Marchon. Continuerà lo shopping straniero in Italia, spingendo anche le ultime aziende familiari a cedere alle offerte? Corò pone una domanda chiave: il distretto sarà in grado di compiere il salto evolutivo verso la nuova tecnologia oppure, come è avvenuto altrove, citando appunto l’industria dell’automotive di Detroit, il cambiamento della natura del prodotto e del processo rischiano di segnarne il declino?
Il nostro paracadute potrebbe essere la presenza di EssilorLuxottica nel comprensorio bellunese e le sue positive esperienze con Meta e Nuance Audio, preludio di un futuro della montatura diverso dagli ultimi cinquecento anni. Ma basterà tutto ciò o avremo soprese nel breve dalle big tech o da altri outsider esteri? Se l’occhiale diventasse un vero strumento multimediale di largo consumo, in grado di offrire realtà aumentata o informazioni in tempo reale sul nostro vissuto, l’artigianalità e l’ingegno rischierebbero di ritagliarsi un ruolo di secondo piano: si passerebbe dalla griffe e dal design a una sorta di tecno-visione. E su questo potremmo avere dei problemi.
Confindustria Belluno Dolomiti e Anfao hanno attivato Open Vision Lab, un progetto per promuovere lo sviluppo tecnologico nell’occhialeria made in Italy, all’interno della Dolomiti Innovation Valley, un ecosistema dedicato all’innovazione e alla valorizzazione del territorio, con il supporto di una vetrina come le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026. Ma quanto può mettere sul piatto la Valley rispetto ai giganti dell’informatica e del web?
Aiutati che il ciel ti aiuta, direbbe un antico proverbio al riguardo. Mantenere la leadership artigianale e l’ingegno italiano di certo prolungherebbe un processo che è tuttora vivo e vincente. Guardiamoci, però, comunque alle spalle: come direbbe Josè Mourinho, già si sente il rumore dei nemici.
Nicola Di Lernia