Moravia e gli occhi di Claudia Cardinale

L’attrice è scomparsa il 23 settembre all’età di 87 anni. Insieme a Sofia Loren e a Gina Lollobrigida è stata la diva italiana per eccellenza nella seconda metà del secolo scorso e ha lavorato con alcuni dei maggiori registi dell’epoca, da Luchino Visconti a Federico Fellini, da Luigi Comencini e Mario Monicelli a Sergio Leone

“Quando ride, i suoi occhi diventano due fessure nere, scintillanti con qualche cosa di monellesco, di scatenato, di intenso, di meridionale”. Così Alberto Moravia descrive Claudia Cardinale (nella foto) in una memorabile quanto discussa intervista del 1962 per la rivista statunitense Esquire, dal titolo “La nuova dea dell’amore”, che l’anno successivo diventerà addirittura un libro: lo scrittore aveva deciso di dedicare l’articolo interamente al suo corpo, senza suscitare apparentemente particolare imbarazzo nella stessa Cardinale, che lo considerava una sorta di maschera, di rappresentazione di se stessa.

Moravia fu colpito proprio da quegli occhi, da quello sguardo così profondo. Potrebbe essere questo il motivo per cui i grandi registi con cui l'attrice lavorò le fecero indossare raramente un paio di occhiali: in pressoché tutti i suoi film, alcuni dei quali veri capolavori del cinema italiano e conosciuti anche a livello interazionale, come Il Gattopardo, La ragazza di Bube o C’era una volta il West, ad esempio, Cardinale non porta alcuna montatura e la sua bellezza, compresa quella dei suoi occhi, arriva dritta allo spettatore.

Gli occhiali li ha riservati alle uscite pubbliche dei suoi ultimi anni, sobri ed eleganti, forse per non offuscare l’impronta di donna forte e affascinante che l’ha accompagnata in quasi mezzo secolo di carriera e in più di cento film.

Angelo Magri

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