La contattologia ritorna bambina

Appena chiusi i lavori della tredicesima edizione di Assottica, che ha riunito il 90% circa dell’industria del comparto e oltre 500 applicatori italiani, complice il sole di Roma mi è venuta voglia di un gelato. E, come direbbe una bambina dispettosa arrampicata al banco del frigo, “con tantissima panna”

Repetita iuvant a Roma è una formula vincente. L’anfiteatro dell’Ergife Palace è sempre fautore di ottime performance congressuali di cui Assottica da qualche tempo è una testimonial accreditata. Da innamorato della contattologia, che ha rappresentato i miei albori professionali, anche stavolta mi sono avvicinato a questo evento quasi da studente, con il desiderio di sapere a che punto siamo e dove vogliamo arrivare. In prima battuta ne ho apprezzato il clima. Nell’arena delle aziende e dei buffet, di una precisione ed efficienza ineccepibili, ho assaporato di nuovo il piacere di esserci e dialogare. Non è un sentimento da poco questo nel nostro settore che si affaccia al 2020. La contattologia unisce ancora un pubblico di imprenditori dell’ottica che dimostra uno spirito comune, omogeneo, disinteressato e appassionato a dispetto del futuro. Se fosse uno sport olimpico, la contattologia sarebbe la scherma.

Anche questa edizione del Convegno Assottica è partita dal mercato e da una panoramica sull’opinione del consumatore riguardo al prodotto e ai suoi rapporti con il contattologo e l’oculista, quasi a rassicurare il pubblico in sala che il “gelataio” è ancora lui e che i gusti disponibili sono più che sufficienti a soddisfare il mercato italiano, il quale per dimensioni è davanti a Germania e Francia e al secondo posto dietro il Regno Unito. Questi quattro paesi realizzano oltre il 50% del mercato delle lenti a contatto morbide e l’Italia vanta un encomiabile 12,4% che farebbe presagire un nuovo ruolo della contattologia nel business model del centro ottico del 2020. Certo, in una situazione dove le disposable (+7,9% in valore nel 2018 rispetto all’anno precedente) guidano la crescita, qualcosa al contattologo italiano sarà sfuggito (conventional -10%, solution -2,8%).

Un congresso biennale è, però, pur sempre una celebrazione e due amici che s’incontrano dopo questo lasso di tempo tendono a raccontarsi le cose belle e lasciare le altre, se c’è tempo e voglia, alla fine. Questa edizione, infatti, ha vissuto di alcune dicotomie evidenti non risolte. Se cresce il giornaliero sferico e astigmatico, dopo quattro anni dalla sua prima presentazione, non cresce il multifocale. In tale segmento l’Italia ritorna il fanalino di coda che conosciamo, con un 4,5% di penetrazione sulle vendite totali di lac in valore, un terzo della media europea. Nell’augurarmi che questo dato possa essere smentito da un 2019 più abbondante, mi ritorna alla mente quella bambina dal gelataio che chiede l’aggiunta di panna mentre la mamma sceglie i gusti. Che senso ha oggi saltare elegantemente l’argomento presbiopia per focalizzare tutta l’attenzione sulla progressione miopica? Quanti dei contattologi italiani, seppur bravi nel complesso, sono in grado di gestire questa nuova opportunità anche in una logica relazionale con la classe medica? Questa interpretazione, che nasce soprattutto dalla lettura del foyer delle imprese al Convegno Assottica, mi lascia credere che anche la contattologia sia stata colpita dalla febbre della velocità. Invece di affrontare i propri problemi e tentare di risolverli ha voluto guardare avanti. Ma ricordiamoci di quello che diceva Napoleone: siccome ho molta fretta, vado molto piano.
Nicola Di Lernia

Lenti a contatto