Multifocali, la formazione è la chiave di cui beneficiano tutti: da Firenze una lezione internazionale

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Per quell’occasione, a una serie di domande sulle lenti oftalmiche multifocali quattro optometristi ed esperti di lenti a contatto specialistiche hanno risposto da diverse parti del mondo grazie a video registrati e mandati in onda durante i lavori in plenaria. «Tom Arnold dagli Stati Uniti, Damon Ezekiel dall’Australia, Joe Romanos dal Libano e Brian Tompkins dal Regno Unito condividono tutti l’importanza di prescrivere le lenti oftalmiche progressive già nella sala refrazione e la crucialità del dialogo che, analizzando lo stile di vita, le esigenze e le aspettative del soggetto, permette di scegliere la tipologia e geometria delle lenti multifocali più idonee aumentando il successo durante il porto», spiega a b2eyes TODAY Daddi Fadel, che insieme a Nicola Di Lernia, curatore dell’evento fiorentino, ha avuto l’idea di coinvolgere questi professionisti internazionali, anche senza ospitarli fisicamente sul palco del Palazzo dei Congressi.
«Tutti e quattro concordano anche sul follow-up post vendita, chiamando il cliente per accertarsi dell’adattamento - prosegue Fadel - Ma quello che salta agli occhi è soprattutto l’approccio diverso nella scelta della tipologia della lente multifocale: dove l’optometria è riconosciuta e regolamentata da diversi anni, infatti, il professionista opera con più sicurezza, serenità e direi anche conoscenza maggiore delle lenti oftalmiche multifocali, fattori che lo portano a prescrivere nella maggioranza dei casi quelle personalizzate. Invece il collega del Libano, paese in cui l’optometria è stata regolamentata solo a marzo di quest’anno, prescrive maggiormente lenti standard». Ne consegue, secondo Fadel, che di questa figura professionale «beneficiano tutti, le aziende oftalmiche, il mercato e principalmente il cliente, che riceve un servizio e un prodotto di qualità migliori: insomma i giorni delle lenti universali che vanno bene per chiunque sono giunti al termine, perciò è cruciale mettersi al passo con i tempi» (nella foto, Fadel e Di Lernia al Progressive Business Forum).
(red.)

Business Forum: la spinta sulle progressive inizia dall’oculista

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«Qual è la principale causa di acuità visiva ridotta?», ha chiesto Vuga in apertura di intervista. «Mi ha molto meravigliato uno studio epidemiologico, condotto recentemente in Europa, che ha dimostrato come, tra tutte le cause di perdita di acuità visiva, quella più importante è l’ametropia: ciò significa che un grande numero di persone con un’acuità visiva ridotta non mette gli occhiali e questo rappresenta la causa principale dell’abbassamento della vista, più della cataratta e della degenerazione maculare senile, ad esempio – ha detto l’oftalmologo davanti a una platea attenta e rappresentativa della filiera della vista e della visione – Il risultato è sorprendente, soprattutto per un continente evoluto come l’Europa. Le donne, inoltre, risultano quelle che maggiormente non adottano una correzione visiva, a conferma dell’influenza del fattore estetico e della scarsa accettazione di dover portare occhiali correttivi, soprattutto in caso di presbiopia».
Per poter avvicinare i propri pazienti all’occhiale e alla necessità di indossarlo per vedere meglio, Bandello ha affermato di operare una strategia di convincimento facendo leva sul fatto che il soggetto vedrà meglio e avrà così una qualità di vita migliore.
Poi il tasto dolente: i premontati, che risulterebbero spesso indicati dall’oftalmologo ai propri pazienti come prima soluzione, a sfavore di una montatura con multifocali. «Più del 50% degli ottici, secondo il sondaggio effettuato da b2eyes, ritiene che il mercato italiano delle progressive non ottenga risultati perché l’oculista le sconsiglia ai propri pazienti – ha incalzato Vuga – Qual è la sua opinione su queste lenti?». Bandello ha precisato di non poter vivere senza le proprie multifocali e di non avere la percezione di questo comportamento da parte dei suoi colleghi. «Non conosco nessun oftalmologo che sia contro l’impiego delle progressive o che abbia un atteggiamento di scetticismo nei loro confronti - ha precisato il medico oculista - Forse ci sono alcune categorie di pazienti, come quelli molto avanti con l’età, cui è meglio sconsigliarle, soprattutto se non le hanno mai portate, perché, in generale, sono meno disponibili agli adattamenti rispetto al quarantenne o al cinquantenne che iniziano a usarle: per questi ultimi non ho dubbi nel spingerli verso le progressive». Bandello ha, inoltre, spiegato che il centro ottico potrebbe diventare «la sede in cui diffondere informazioni all’utente finale sulla salute visiva: anche l’ottico avrebbe numerosi vantaggi, al contrario di una contrapposizione con il mondo oculistico, che non condivido».
Sul palco del Progressive Business Forum è poi salito Danilo Mazzacane, segretario generale di Goal, che ha sottolineato la difficile situazione in cui deve esercitare l’oculista italiano, per via della scarsa disponibilità in ambito sanitario pubblico di strumentazione all’avanguardia. «Il medico è in difficoltà nel rapporto con il paziente e spesso non è in grado di effettuare su di lui un’analisi accurata e di considerarlo come una persona con le proprie necessità – ha sottolineato Mazzacane – È, quindi, necessaria una collaborazione fra oftalmologo e ottico per supportare l’informazione e l’educazione ai cittadini al benessere e alla propria salute visiva: auspico in questo senso di elevare il centro ottico a “centro della buona visione” in cui possano essere presenti tutte le figure professionali per lavorare insieme» (nella foto, da sinistra, Mazzacane e Bandello sul palco del Progressive Business Forum).
F.T.

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