Acofis Milano: clienti, pazienti o utenti? No, persone

Il termine, già suggerito da Anto Rossetti a una presentazione di Tiopto, è stato riproposto domenica scorsa, in occasione della tradizionale convention della più grande tra le territoriali di Federottica in vista di Santa Lucia. L’evento ha messo sul tavolo e analizzato, con il contributo di esperti, una serie di vocaboli utilizzabili o meno dal mondo ottico e optometrico

Analisi visiva, anamnesi optometrica, cura optometrica, diagnosi, oculista, optometrista, paziente, prescrizione optometrica, prevenzione optometrica, ricetta optometrica, screening optometrico, terapia: ognuna di queste dodici parole è stata illustrata, in maniera sintetica, da altrettanti professionisti dei quasi cento presenti all’evento organizzato da Federottica Milano Acofis presso il Museo Diocesano Carlo Maria Martini in piazza Sant’Eustorgio, a partire dal presidente nazionale, Andrea Afragoli, fino al numero uno di Aloeo, Simone Santacatterina, per passare via via dai membri del consiglio direttivo della territoriale milanese. Dopo questa breve presentazione è toccato a Cinzia Alibrandi, meglio conosciuta come La Scrittora, insegnante di liceo e, appunto, romanziera, raccontare l’etimologia delle dodici parole e quanto sono in grado di evocare dal punto di vista sentimentale. Sicuramente più arduo, invece, il compito di Ilaria Vannini, avvocato milanese, che ne ha scandagliato il valore dal punto di vista giuridico. Ne è scaturito un vivace confronto con i professionisti in platea, alcuni dei quali hanno sostenuto che aggiungendo l’aggettivo “optometrico” o sostituendoli con altri si avrebbe una valenza diversa e, soprattutto, possibile di alcuni di questi vocaboli. «La parola non può nascondere il fatto, quindi non si possono usare altre parole dietro le quali si nascondono i termini “diagnosi” o “terapia”, alle quali il diritto attribuisce un significato ben preciso e che riguardano temi intoccabili se non in ambito medico, quindi da considerarsi per voi congelati», ha sottolineato Vannini, che ha peraltro chiarito i confini e il significato corretto – e in questo senso utilizzabile in ambito optometrico – di altri vocaboli, come prescrizione o ricetta, ad esempio.

L’evento, condotto con perizia da Luisa Redaelli, ha coinvolto comunque tutti i partecipanti e offerto spunti di riflessione e motivi di orgoglio: secondo gli organizzatori, infatti, nessuno può appropriarsi delle parole per un uso esclusivo, perché le parole sono libere e anche dal loro significato passa il riconoscimento professionale dell’optometria in Italia (nella foto, da sinistra, Alibrandi e Vannini).

A.M.

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