Confcommercio: i mesi estivi sono preoccupanti

Il quadro economico dipinto dall’ultimo report della maggiore associazione degli esercizi commerciali in Italia, pubblicato il 19 luglio scorso, poco prima dell’annuncio ufficiale delle dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, è in peggioramento, con un Pil a -0,6% su base congiunturale previsto a luglio: la difficoltà di intravedere un punto di svolta, con una discesa che presumibilmente sarà graduale e gli inevitabili effetti negativi che questa situazione comporta in termini di redditi reali delle famiglie, non potrà non avere conseguenze avverse sui consumi e sulla ripresa

La mancanza di una possibile risoluzione del conflitto in Ucraina, i mercati delle materie prime attraversati da molteplici turbolenze, i timori sulle conseguenze delle restrizioni monetarie messe in atto dalle Banche centrali e la crisi politica che stiamo vivendo sono gli elementi, secondo Confcommercio, ad avere determinato la tendenza in negativo. «L’economia italiana, che pure ha mostrato nella prima parte dell’anno grande vivacità, ha cominciato a evidenziare segnali di un possibile forte rallentamento - si legge nel report dell’associazione - A maggio sia la produzione industriale sia l’occupazione sono tornate a registrare una riduzione su base congiunturale, mentre a giugno la fiducia delle famiglie si è collocata al minimo da novembre 2020. Questi elementi si sono tradotti, secondo le nostre stime, in una progressiva riduzione del Pil in termini congiunturali. Tale tendenza si dovrebbe confermare anche a luglio, mese per il quale le nostre previsioni indicano un calo dello 0,6% su giugno e una crescita nulla nel confronto annuo».

Tale situazione, con dinamiche dei prezzi particolarmente accentuate per molti beni e servizi per i quali le famiglie hanno margini limitati, non potrà non influire sui loro comportamenti futuri. «A giugno 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio, strumento che analizza la dinamica di breve periodo del Pil, segnala un incremento su base annua dello 0,7%, in netto ridimensionamento rispetto alle variazioni registrate nei mesi precedenti: questa evoluzione è anche la conseguenza fisiologica del ritorno a confronti con periodi in cui le condizioni di vita del paese sono state meno emergenziali - prosegue il documento - Il contenuto incremento registrato dall’indicatore nell’ultimo mese è frutto esclusivamente del positivo recupero registrato dalla domanda per i servizi (+11,9%), cui si è contrapposta una riduzione di quella relativa ai beni (-3,3%)» (nella tabella). Continuano a pesare la crisi del settore automobilistico, le difficoltà dell’abbigliamento e delle calzature e il ridimensionamento della domanda per gli alimentari. «Nonostante i progressi registrati negli ultimi periodi la domanda, calcolata nella metrica dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio, nel confronto con il primo semestre del 2019 risulta ancora inferiore del 6,8% - conclude il report - Per i servizi il calo si attesta al 18,0%».

(red.)

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