Gandolfi: sulla presbiopia vanno coinvolti tutti i professionisti

«Per il cambiamento degli stili e l’allungarsi della vita media, la gestione di questo deficit visivo è diventata sempre più complessa: ecco perché abbiamo chiamato intorno a un tavolo le categorie che possono contribuire a dare risposte sempre più soddisfacenti all’utente finale», spiega a b2eyes TODAY il direttore della struttura complessa di Oculistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, anticipando uno dei tratti distintivi del convegno in programma l’8 giugno nella città emiliana, organizzato con la Federottica e la Ascom locali

Non è la prima volta che un evento sulle soluzioni per la presbiopia decide di coinvolgere non solo area ottico optometrica e classe medica, ma anche altre figure professionali. E non è nemmeno la prima volta che l’appuntamento annuale interdisciplinare di Federottica Parma affronta tale argomento. «Ma ora lo faremo in maniera più strutturata: la presbiopia non può più essere gestita in modo unilaterale, da parte dall’ottico o dell’oculista, senza uno scambio costante e proficuo di vedute - sottolinea Stefano Gandolfi (nella foto) - Ecco perché al convegno di giovedì prossimo abbiamo voluto intorno a un tavolo tutti i professionisti interessati: gli psicologi, ad esempio, fondamentali per migliorare la comunicazione al paziente-cliente, i fisioterapisti, molto utili per la valutazione posturale dello stesso, fino ai medici di famiglia, che devono lavorare in stretto contatto con gli oftalmologi del territorio».

Gandolfi è altresì convinto che attualmente non si debba più parlare di attenzione al vicino, ma “ai vicini”. «È crescente la richiesta di una molteplicità di distanze da considerare, dai 20 fino agli 80 centimetri, per cui l’occhiale progressivo deve essere personalizzato - spiega l’oculista parmense - Inoltre ci confrontiamo con degli eterni giovani, cinquantenni o sessantenni e oltre, molto dinamici e con esigenze di visione altrettanto dinamiche». Da qui la netta bocciatura di uno strumento come il premontato, utile soltanto in situazioni estemporanee e oggi più lontano dai consigli della classe medica. «In passato veniva suggerito soprattutto per una scarsa cultura dal punto di vista ottico - afferma ancora Gandolfi - Tuttavia le nuove generazioni di oftalmologi sono più consapevoli di ciò che l’industria e il mercato offrono e della necessità di confrontarsi con le altre categorie, cosa che del resto vale per tutte le attività professionali».

A.M.

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