Sempre meno studenti nelle scuole di ottica: urge una riflessione collettiva

All’ultimo Mido la scarsa propensione dei giovani a intraprendere i percorsi formativi in ambito ottico optometrico è stata al centro di molte discussioni, formali e non. Forse qualcuna delle ragioni può coincidere con quelle che hanno determinato la bassa affluenza alle urne delle quasi concomitanti elezioni regionali

“Non c’è argomento che mi metta più in difficoltà. Del padre non ho che alcune attitudini. Per esempio quella, non trascurabile, di mantenerti con il mio lavoro e la mia fatica. Non so se è conveniente farlo pesare (anche se altrettanto sconveniente, lo dico a carico tuo, è dimenticarlo). Ma riconosco che di tutte le altre tradizionali attitudini del padre - stabilire regole, rimproverare, punire, disciplinare - non sono un convincente interprete”. Questo si legge nel capitolo 13 del fortunato romanzo di Michele Serra, uscito per Feltrinelli nel 2013, dal titolo Gli sdraiati, nel quale si narrano le tragicomiche giornate del celebre giornalista televisivo Giorgio Selva che condivide con la moglie il figlio diciassettenne Tito, che ciondola tutti i giorni con una scriteriata banda di amici, senza appassionarsi a nulla in particolare: indifferenza, freddezza, distacco, disimpegno, disamore sembrano vestire quel figlio e i suoi amici.

Domenica 12 e lunedì 13 febbraio si sono svolte le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio regionale in Lazio e in Lombardia, con una inquietante affluenza dei cittadini, modesta se non scarsa, nonostante la rilevante importanza dell’occasione. Immediatamente dopo lo spoglio quasi tutti i politici hanno trovato modo di sottolineare il proprio successo (la tornata elettorale è l’unica competizione senza vinti, a dispetto del più austero formalismo matematico), come da immemorabile rito.

La domenica precedente ci eravamo incontrati al rituale appuntamento di Mido e, tra insegnanti, si sussurrava con amaro realismo della difficoltà, da parte delle diverse segreterie, di accattivare giovani studenti alle nuove iscrizioni. Gli aggettivi che si mormoravano erano quelli stessi degli atteggiamenti citati sopra.

Ma se è vero quanto afferma Jonathan Swift nel suo saggio pubblicato ad Amsterdam nel 1733, L’arte della menzogna politica, che l’impostura è “un esempio che deve servire da modello per l’educazione del giovane principe”, nella scuola quale senso ha non palesare a piena luce quanto è da tempo la preoccupazione prima di ogni segreteria? Perché spesso si preferisce continuare a mentire sulle proprie difficoltà cercando conforto nelle angustie altrui? Non sarebbe il caso e l’occasione per una profonda e onesta riflessione collettiva? Solleticare i giovani alla più ampia iscrizione scolastica, oltre che espressione di libertà democratica, è garanzia di futura qualità professionale.

Sergio Cappa

Formazione