Cassioli: ci vorrebbe una Bebe Vio dei non vedenti

È l’auspicio del pluricampione di sci nautico, privo della vista dalla nascita, intervenuto domenica scorsa al convegno di Federottica Milano che, come da tradizione, a inizio dicembre celebra anticipatamente la ricorrenza di Santa Lucia

«Occorre una maggiore presenza di atleti non vedenti nelle attività sportive paralimpiche: questo consentirebbe di diffondere la cultura dello sport come elemento fondamentale contro l’emarginazione da disabilità visiva, un po’ come è successo con la figura di Bebe Vio per quanto riguarda gli amputati», ha dichiarato Daniele Cassioli davanti all’attenta platea dei partecipanti all’evento milanese, sollecitato dalle domande di Luisa Redaelli.
Nato a Roma 33 anni fa, ma cresciuto e residente a Gallarate, in provincia di Varese, Cassioli ha praticato molti sport, ma è nello sci nautico che ha raccolto le maggiori soddisfazioni: entrato nella squadra nazionale paralimpica a soli dieci anni, ha finora conquistato 25 titoli mondiali, 25 europei e 39 italiani. Attivo attraverso alcune onlus soprattutto nell’inclusione dei bambini non vedenti tramite lo sport, ha recentemente scritto un libro autobiografico Il vento contro, pubblicato da De Agostini, che ha presentato anche in occasione del convegno della Federottica milanese. «Quando mi chiedono cosa ho provato a causa della mia disabilità o quando sento persone lamentarsi, dico sempre che quel che conta nella vita è la felicità di ciascuno prima ancora della vista: se poi c’è anche la vista, è certamente meglio», ha affermato, con schiettezza e con un sorriso, Daniele, emozionando tutti i presenti (nella foto, da sinistra, Cassioli e Redaelli).
A.M.

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