Cavalcare l’ottica, cooperando

Le cooperative dell’ottica nascono nei primi anni 90: molte hanno già festeggiato le nozze d’argento con i soci e il mercato. Attualmente sono numerose e altrettanto numerosi sono i loro membri e i punti vendita sparsi in Italia. Non sarebbe il caso di riunirle in un convegno perché si confrontino sul loro futuro e su quello del settore? Io ci credo e mi propongo di farlo per metà settembre 2019, a Bologna

Il mondo cooperativo italiano è vario ed enorme. Secondo il Terzo Rapporto Euricse del 2015, alla fine del 2013 erano 70 mila le realtà associative e i consorzi attivi in Italia. Il loro impatto sull’economia del nostro paese ha dimensioni significative: nel 2009 il contributo complessivo al Pil risultava pari al 10% e quello all’occupazione all’11%. Nei primi anni di crisi, tra il 2009 e il 2012, i tassi di crescita del valore aggiunto delle cooperative sono stati superiori a quelli dell’economia italiana nel suo complesso e, in particolare, a quelli delle società di capitali. La loro capacità di resistere alla crisi è stata sostenuta da una solidità patrimoniale e da livelli di efficienza non dissimili da quelli di altre forme di impresa. 
Risulta così che le cooperative italiane si caratterizzano per buoni livelli di patrimonializzazione e indicatori economico-finanziari generalmente più equilibrati di quelli delle società di capitali. Diverse ricerche hanno evidenziato come dal 2008 abbiano assunto un comportamento decisamente anticiclico, in particolare in quei paesi come l’Italia, con una lunga tradizione corporativa dove tali organizzazioni sono più radicate. Poiché l’obiettivo delle cooperative è garantire servizi o lavoro ai soci, tendono a mantenere elevati i livelli di attività anche a discapito dei margini di profitto. Questi comportamenti “anticiclici” sono resi possibili dall’adozione di strategie mirate, quali l’utilizzo delle risorse accantonate a patrimonio oppure il ricorso a fusioni concordate e ad alleanze o collaborazioni verticali e orizzontali. 
Anche le cooperative dell’ottica in questi anni difficili sono riuscite a “galleggiare” meglio di altre realtà grazie a questi salvagente tipici della propria natura. Oltre a ciò è da rimarcare la centralità del socio, generatore di domanda di bisogni e di risposta agli stessi. E da ultimo, non per importanza, ulteriore elemento distintivo delle cooperative, ma ancora poco presente oggi nell’ottica, è la capacità di tessere reti e filiere, di moltiplicare relazioni, di collaborare, di unire piuttosto che scindere. Questo mondo nel suo insieme può ancora offrire oggi molti spunti per una nuova crescita. 
Riunire tutte le cooperative dell’ottica - quelle che lo vorranno - in un evento nella città simbolo di questa tipologia associativa, Bologna, è un’idea che ho trasmesso ad alcuni dei loro presidenti, riscontrando apertura e curiosità. E da qui parte questa avventura, che in “pillole” mi vedrà realizzare un censimento delle cooperative ottiche, definire un format per il convegno, invitare i rispettivi presidenti e i loro soci per un confronto sano sullo stato dell’arte e il futuro da tracciare, magari confortati da esempi internazionali sempre nel nostro settore e da manager di diversa provenienza ma con parallelismi imprevedibili. 
Nicola Di Lernia

 

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