Che ne sarà dell’occhiale di valore?

La nuova economia mette già a dura prova la classe media italiana. Da alcuni anni il retail dell’ottica difende la domanda flat in quantità con il maggior peso della busta: ma è lecito chiedersi se tutto ciò sarà ancora possibile nel mercato del dopoguerra

Ferruccio De Bortoli, su Corriere Economia del 4 aprile scorso, apre il suo articolo con una affermazione da incorniciare. “Non eravamo preparati alla guerra. Ora è meglio non arrivare impreparati al dopoguerra”. Il giornalista è tra quelli che pensano che il conflitto in Ucraina, o quantomeno le sue conseguenze, saranno lunghe. Ma di certo la sensazione di disagio economico l’italiano medio l’ha già percepita. E con lui più di un ottico nel primo trimestre del 2022. Il mercato appare fiacco e i professionisti della visione hanno ricominciato a dire agli agenti dell’occhialeria che ci si può vedere a Mido per un ordine, proprio come ai vecchi tempi, quando il salone milanese si teneva a maggio. Messaggi interni ed esterni all’attività di un centro ottico, che non vanno sottovalutati.

L’economia sta attraversando molte “sliding doors”. Siamo partiti con la transizione ecologica e stiamo pensando di riaprire le centrali di carbone. Viviamo in un’inflazione al 7% mai come dal 1991 e le banche centrali non hanno ancora deciso di aumentare i tassi di interesse, mentre i rendimenti Btp in Italia sono ai massimi livelli. Senza considerare il conto per la pace, una guerra fredda 2.0, che qualcuno prima o poi ci consegnerà. Probabilmente torneremo a un’economia più autarchica, in cui si comincerà a rivalutare quello che è stato messo da parte per fare spazio al progresso. Chi ha vissuto le domeniche pari e dispari, l’austerity dei primi anni 70 del secolo scorso non ha solo cattivi ricordi di quel periodo. Tuttavia tale forma mentis potrebbe emergere dalle macerie della diplomazia mondiale, che non ha saputo o voluto fermare questa guerra: sarebbe molto pericoloso, in presenza di un mercato stagnante, dove solo il valore ha tenuto finora in piedi i bilanci mentre la propensione al consumo di soluzioni visive è di fatto pari a vent’anni fa. Può essere una cattiva verità quella che la gente continuerà a chiedere un occhiale da vista di maggiore qualità: se la paura del domani la facesse arretrare verso la seconda scelta? Occorre guardarsi dentro tutti, per comprendere cosa sarà l’ottica del dopoguerra. Mai come adesso nel nostro settore occorrono dialogo e confronto. Con l’augurio che innanzitutto Mido 2022 e, successivamente, la quarta edizione del Progressive Business Forum siano due significativi palcoscenici di prova.

Nicola Di Lernia

Professione