Eyewear: meglio un lusso privilegio per pochi o un’eccellenza privilegio per sé?

Nell’ottica l’uno non esclude l’altra solo quando i valori rappresentati dal brand sono percepiti come credibili: darne una corretta interpretazione può essere la sfida della fase attuale, quella dei riassortimenti stagionali

Il lusso non è mai stato per tutti. Ne ha parlato Francesco Morace durante il Progressive Business Forum 2020, sottolineando la differenza con l’eccellenza. L’ottico è anche un buyer e tra le varie competenze gli viene richiesto di usare particolare cura nella selezione del prodotto destinato al cliente finale, che ha sì elevato la percezione del valore della salute e richiede buone performance visive, ma è pure più informato ed esigente nella scelta di un brand. Che si tratti di una montatura di una famosa maison di moda o di un’azienda eyewear di nicchia, è diventato importante per il consumatore ricevere garanzie che possano orientarlo a un acquisto razionale, soprattutto se l’esigenza è focalizzata su un accessorio importante come l’occhiale, riconosciuto a pieno merito come prodotto di prima necessità.

Il concetto timeless, ancora una volta rimarcato da Giorgio Armani nell’ultima sfilata primavera estate 2021, sta cambiando il mondo della moda e vestendo il lusso di quell’eccellenza persa di vista con l’avvento del fast fashion che ha travolto non solo i brand diffusion, quelli cioè riservati alla massa e destinati a durare una sola stagione, ma anche i luxury, che in gran parte hanno perso da tempo la caratteristica di slow fashion. Si può parlare di lusso in ottica? Qualcuno ritiene di no e non solo perché in ottica si è spesso obbligati a scontare marchi del lusso per fronteggiare la concorrenza online o i competitor più audaci sui prezzi, ma anche perché molti brand luxury hanno perso la caratteristica più importante: la qualità.

Eppure anche il settore del lusso sta cambiando. Nel post Covid il consumatore finalmente riconosce importanza al valore intrinseco del prodotto (eccellenza delle lavorazioni, dei materiali), ma non a scapito di quello del brand. Richiede maggiore trasparenza ed è particolarmente attento ai temi della sostenibilità, che risulta sempre più importante non solo rispetto al prodotto ma anche con riferimento alla mission aziendale. Ha un ruolo centrale anche la relazione del brand lusso con il cliente, che diventa assoluto protagonista grazie all’omnicanalità: la comunicazione online consente un filo diretto con lui, ma non si esclude l’intrattenimento nel negozio fisico attraverso il racconto di storie e visioni o la consulenza di stile personalizzata. La nuova filosofia dei marchi racchiude, dunque, anche una nuova filosofia del luxury e l’ottico non può esimersi dal conoscerla.

L’eyewear può ancora puntare sul lusso inteso come privilegio per pochi o deve puntare sull’eccellenza come privilegio per sé? Se l’occhiale è da una parte ausilio visivo e dall’altra accessorio moda, il professionista della visione ha l’opportunità di guidare il consumatore alla scelta di un modello lusso che presenti caratteristiche di eccellenza. Inoltre, poiché una montatura può essere acquistata anche in boutique e sul web, se l’ottico non riesce ad accontentare i propri clienti in target nella scelta della stessa, potrà comunque abbinarle le lenti adatte. Infine, l’occhiale da vista viene percepito come necessità, mentre quello da sole non viene considerato da tutti come utile protezione, ma soltanto come accessorio: su questo i professionisti devono lavorare per riportare la montatura da sole nel centro ottico, accendendo il desiderio di un oggetto che presenta caratteristiche eccellenti per regalare nuova visione e ottima protezione.

In ottica, dunque, meglio scegliere l’eccellenza, che tuttavia solo in alcuni casi coincide con il lusso: su questo, infatti, hanno grande responsabilità le case di moda. È necessario, perciò, avere profonda conoscenza dei brand di eyewear, del loro modo nuovo di proporsi al mercato e della loro capacità di aderire alle nuove sfide delle maison del lusso. Quest’ultimo oggi non è più esclusivo, ma inclusivo: può rappresentare tutte quelle persone in grado di riconoscerlo e l’ottico non può né improvvisarsi nella diffusione di tale cultura né subirla, ma deve conoscerla e proporla ai propri clienti in target o a quelli nuovi che vuole conquistare. La giusta selezione coincide, quindi, con la giusta lungimirante visione.

Angelica Pagnelli

Punto vendita