Frosinone, due ottici a giudizio per abusivismo professionale

Il 17 gennaio, presso il Tribunale locale, si è tenuta la prima udienza davanti al giudice monocratico per i titolari, padre e figlia, di due negozi di ottica, uno ad Anagni e l’altro a Paliano: si tratta del primo caso di ottici a giudizio in seguito alle denunce della Società Oftalmologica Italiana partite più di tre anni fa

Secondo il sito ciociariaoggi.it, i due imputati, «dovranno difendersi dall'accusa di aver sottoposto clienti a esami di pertinenza del medico». Il macchinario in questione è un cherato rifrattometro tonometro automatico, che, secondo l’imputazione, i due professionisti avrebbero utilizzato per la misurazione della pressione oculare e dello spessore corneale a vari clienti dei loro centri ottici. «I due, che hanno indicato 21 testi a proprio discarico, sostengono di essersi limitati a svolgere il lavoro di propria competenza e di aver utilizzato un macchinario multifunzione in uso anche agli ottici - si legge ancora nel sito locale - Dopo l'ammissione delle prove il processo è stato subito aggiornato al 10 luglio per ascoltare i primi testi».

Il giudice ha ammesso come parte civile sia la Società Oftalmologica Italiana sia l’Ordine dei Medici di Frosinone, come ricorda un comunicato della Soi, secondo il quale «il processo proseguirà e si concluderà verosimilmente in autunno con una tempistica inaspettata e straordinariamente veloce».

Nella nota della Soi si evidenzia, inoltre, che «gli ottici in questione sottoponevano i propri clienti “a un’accurata visita” a seguito della quale formulavano indicazioni e diagnosi di competenza del medico oculista e questo, a tutela delle persone, non è consentito dalla legge. Questi ottici misuravano lo spessore corneale e la pressione oculare, con un tonometro a soffio e un pachimetro, tutti strumenti di pertinenza del medico oculista arrivando persino ad affermare che non era necessario sottoporsi ad una visita di controllo da un medico oculista, in quanto la “visita” da loro condotta non aveva messo in evidenza valori anomali - prosegue il comunicato della Società Oftalmologica Italiana - In sintesi, senza competenza e alcuna  autorizzazione invece di indirizzare correttamente il proprio cliente a sottoporsi a una visita medica oculistica specialistica, lo depistavano sostenendo che quanto da loro illecitamente evidenziato doveva tranquillizzarlo e rasserenarlo e motivarlo a non sottoporsi ai controlli suggeriti da Soi per garantirsi una buona vista per tutta la vita».

(red.)

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