Il cuneo salino e la presbiopia

In un periodo di siccità come l’attuale, questo fenomeno naturale ha raggiunto nel Po i 20 chilometri dalla foce: significa che il fiume, nel suo ultimo tratto, dispone di acqua salata e non dolce. Una contaminazione che può essere proiettata nell’ottica?

Nel 2017, quando scrissi il mio primo libro su questo segmento di mercato, Presbiopia 10 e lode, ero concentrato sul grande mare dei presbiti, tutti quelli che a 50 anni non potevano più portare lenti monofocali ed erano “obbligati” a scegliere le progressive. La scarsa preparazione psicologica dell’ottica, nonché alcune scelte di campo, come quella del premontato, fecero sì che le progressive registrassero crescite importanti a valore ma non in quantità. Il mio messaggio di allora fu considerare l’ipotesi di creare un’ottica 2.0 che decidesse di fare del business della presbiopia un’opportunità parallela a quella della miopia, non sovrapponibile: una promessa di crescita spropositata già per aver pensato al presbite come a un soggetto diverso dal miope, non solo nella soluzione, ma soprattutto nei servizi e nel post vendita.

Di lì a poco le grandi aziende dell’oftalmica introdussero le prime lenti a supporto accomodativo con un posizionamento distante dal mondo della presbiopia. Si parlava di giovani, di studenti, persone dedite all’uso intensivo dei digital device, le quali avevano bisogno di accomodare a più distanze in tempi brevissimi. In sostanza una lente per vederci bene dedicata a chi aveva un lavoro che richiede un impegno visivo dinamico, non destinata alla correzione dei primi problemi di visione sul vicino. Ma il fenomeno del cuneo salino della presbiopia ha risalito il fiume della miopia e oggi il neopresbite può essere felicemente corretto da lenti monofocali a supporto accomodativo con addizioni fino a 1,5. Una soluzione che esalta la scelta dell’industria, uscita all’inizio con un posizionamento di prodotto e poi convinta dai suoi stessi clienti ottici che la presbiopia si possa correggere nella sua fase iniziale con una monofocale evoluta, in grado di attenuare i sintomi della presbiopia su un’ampia popolazione più giovane.

D’altro canto, il falso mito di una addizione media di 2,0 e oltre per il primo progressivo, su un’età compresa tra i 52 e i 55 anni, ha portato molti a cercare una soluzione più pratica: quella che gli esperti del settore avevano sentenziato nel primo Progressive Business Forum del 2019 come un modo di prescrivere un’alternativa alle progressive, perché su queste l’ottico era meno preparato. Nel mio ultimo libro Chi ha rubato l’infanzia della presbiopia sono determinato a credere che in questo momento siamo di fronte a una “euforia” di correzione della presbiopia, tra progressive e monofocali di ultima generazione, che parrebbe dare una risposta al problema. Nonostante il problema stesso non sia stato ancora analizzato nel suo insieme. 

Per evitare che la lente monofocale a supporto accomodativo sia additata dagli esperti come una nuova genialata del marketing, come lo fu all’inizio il trattamento contro la luce blu nociva, occorre distinguere tra quel che si pratica oggi nei negozi e quanto si dovrebbe attuare per correggere un presbite, neo o consolidato che sia.

Se l’ottica vuole crescere ancora e bene, non deve solo guardare a ciò che fa, che potrebbe essere giusto ma anche sbagliato, bensì a quello che sarebbe opportuno fare con le soluzioni disponibili, senza particolari proclami. Come dice un famoso motto: partire dopo per arrivare prima.

Nicola Di Lernia

Professione