L’equipollenza di ieri, l’equivalenza di oggi: realtà o fascinazione?

Molto atteso per la novità, anticipata già nell’invito via email, dell’algoritmo che permette di tradurre in crediti formativi il proprio curriculum professionale, l’incontro di lunedì a Milano è stato assai partecipato dai presenti quando una simulazione ha consentito di seguire la facilità con la quale registrarsi al sito del registro e valutare, in termini formativi, il proprio percorso professionale

Complimenti e plauso incondizionato a quanti da mesi hanno lavorato e lavorano alla costruzione del sito, all’estensione del progetto, alla presentazione del lavoro straordinario nelle sedi, universitarie e non, delle città del paese per iniziare a costruire un registro di professionisti certificati. «Per ottenere cosa?» ha chiesto qualcuno. Perché «speriamo possa aiutarci a far riconoscere la professione e garantirci la futura equivalenza», aveva già risposto la email d’invito. 
Ricordo che al corso triennale di optometria all’Isso di Milano i professori ci ammaliavano con la prospettiva della possibile equipollenza alle lauree straniere e a distanza di quasi quarant’anni si ripropone la fascinazione, difforme ma non differente.
Nel 1943, in un discorso rimasto famoso, Winston Churchill propose la metafora del bastone con appesa la carota per allettare all’azione l’asino italiano (Italian donkey): da vecchio insegnante credo che la crescita professionale si raggiunga inseguendo lo studio, la lettura, la scrittura, la partecipazione, l’aggiornamento e tuberi e ortaggi siano un contorno che soddisfa la vista e appaga l’olfatto, ma è il brasato al barolo che rimane nella memoria.
(Sergio Cappa)

 

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