Pasqua 2019: “passione” o “resurrezione” dell’ottica?

Nella tradizione cristiana la festività che si celebra domenica prossima è morte e rinascita, dolore e speranza, attesa e gioia. Assomiglia, facendo le debite e rispettose differenze, a quanto sta vivendo il nostro settore in Italia

Quest’anno la Pasqua è “alta”. L’abbiamo attesa a lungo. Stasera in molte nostre località si svolgerà il rito della Via Crucis in attesa della domenica. E la Pasqua, come è abitudine in questo paese, ognuno la celebrerà a modo proprio. La mattina di Pasqua, a Teggiano ad esempio, in provincia di Salerno, i figli addirittura baciavano i piedi ai genitori in segno di perdono. In Versilia, in segno di perdono verso nostro Signore, le donne dei marinai ancora oggi baciano la terra, dicendo: "terra bacio e terra sono - Gesù mio, chiedo perdono". In Abruzzo invece è usanza dei contadini durante la Pasqua aggiungere acqua benedetta nel cibo. L'acqua benedetta si usa anche in Friuli Venezia Giulia, dove se ne beve mezzo bicchiere a digiuno, prima di mangiare due uova sode e una focaccia innaffiata con vino bianco. Un altro simbolo utilizzato durante il periodo pasquale è il fuoco. In particolare, a Coriano, in provincia di Rimini, vengono regolarmente accesi dei falò la sera della vigilia.
Come la festeggia l’ottica la Pasqua 2019? Dopo la stasi del 2018 i primi tre mesi di quest’anno lasciano presagire orizzonti più luminosi. L’oftalmica, il motore della nostra economia, registra pezzi e valori di buona performance. Mido del febbraio scorso è risultato l’edizione top sia per visitatori sia per espositori. Questa testata e il suo editore hanno lanciato il Business Forum sulle lenti progressive del 30 giugno ottenendo interesse, patrocini e sostegno da parte del retail organizzato, dell’industria e delle scuole. Tre segnali che si dirigono verso la speranza per il nostro mercato di darsi un colpo di coda per sfuggire a un trend delle vendite che negli ultimi 18 mesi lo trascinava verso il basso. Stiamo lavorando tutti per una vera “resurrezione”, non facile in un mercato entrato in recessione tecnica già da alcuni mesi, attraversato dagli spettri dell’aumento dell’Iva e delle bocciature europee, madri di possibili manovre correttive. Un percorso di “passione” che dobbiamo intraprendere però con alcune certezze positive.
L’ottica resta un’attività che ha ancora bisogno di un professionista abilitato. Non è molto ma è abbastanza. Ha ancora barriere d’ingresso rilevanti seppure oggi scalfite dall’e-commerce sui prodotti a pacchetto e domani magari dalle farmacie o altre realtà. La specializzazione, ovvero lo studio post diploma, è ancora una scelta premiante: la competenza è monetizzata dal valore della busta. L’ottico è ancora una figura socialmente utile: nella scacchiera delle relazioni territoriali, soprattutto nell’Italia dei comuni, è stimato fino a prova contraria. Nelle novità di prodotto che l’oftalmica sforna puntualmente il professionista preparato trova il suo jolly ogni anno. I figli degli ottici sono ancora motivati a seguire la scia dei padri magari con una formazione di partenza più elevata. Le marginalità resistono, benché sia la pioggia dei costi che l’imprenditore ottico deve abituarsi a domare.
Se abbandoniamo la logica delle lamentele, se lavoriamo con l’entusiasmo di sfornare ogni giorno pane fresco e non surgelato, se smettiamo di dire se e invece ci concentriamo su queste e altre certezze che il mercato ancora ci concede, trovo più speranze che illusioni. Facciamoci però una promessa in questa Pasqua. Finiamola di essere autoreferenziali e mettiamoci a lavorare sul futuro prossimo. Riusciremo da domani a essere tutti più maturi e leali? La “resurrezione” della categoria, a mio avviso, si gioca sulla risposta a questa domanda.
Nicola Di Lernia

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