In ricordo di Weiss, grande studioso della visione binoculare anomala

L’oculista di fama internazionale, scomparso a fine novembre a Parigi, è stato recentemente ricordato nel corso del convegno Sopti. Aveva 86 anni e nella propria carriera professionale ha svolto simultaneamente l’attività di medico ospedaliero e quella di ricercatore, dedicandosi con passione anche alla formazione

La sua scomparsa, oltre che in Francia e in Canada, ha avuto eco anche in Italia, dove Jean Bernard Weiss (nella foto, nel 2013, durante la prima di una serie di lezioni tenute presso l’Irsoo di Vinci) in passato ha svolto attività chirurgica e clinica, oltre che corsi di formazione per gli operatori del settore. Weiss era pronipote di Louis Emile Javal, uno dei padri dell’oftalmologia europea, e ha dedicato tutta la sua vita allo studio della visione binoculare anomala e dello strabismo, mettendo a punto sia strumenti per l’esame e la valutazione della visione binoculare, tra i quali in particolare il cordimetro di Weiss, sia tecniche chirurgiche d’avanguardia per il trattamento delle deviazioni strabismiche.
Negli ultimi anni Weiss aveva concluso la sua attività chirurgica ma non quella formativa, che continuava a essere seguita anche da numerosi colleghi italiani: nell’autunno del 2013 un gruppo di 24 optometristi, coordinati da Alessandro Fossetti, direttore dell’Irsoo di Vinci, si erano recati a Parigi per seguire un suo corso di tre giorni sulla Diagnostica motoria e sensoriale delle anomalie della visione binoculare.
Weiss ha recentemente affidato a Angie Minichiello, optometrista di Imola che lo ha affiancato nei corsi di formazione e che Jean Bernard definiva affettuosamente “mio complice e amico”, un test stereoscopico da lui ideato circa vent’anni fa. Minichiello lo ha descritto all’ultimo convegno Sopti di Firenze sottolineando la sua utilità negli screening visivi dei bambini, soprattutto nei paesi più poveri, grazie al suo basso costo, rapidità di esecuzione e facilità di interpretazione anche da parte di personale non specificamente qualificato. “Sono consapevole - ha scritto Weiss in una sua lettera del novembre 2016 – di avere avuto nella mia vita il privilegio di svolgere liberamente i miei studi e le mie ricerche e ritengo di avere un debito verso la società. Per questo abbandono tutti i diritti d’autore su questo metodo di screening scientificamente e statisticamente valido, destinandolo liberamente al suo utilizzo e alla sua diffusione mondiale”. 
Grazie, Jean Bernard Weiss. Il tuo ricordo e il tuo esempio ci accompagneranno sempre.
(Silvio Maffioletti)

 

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