Ricostruire Notre-Dame per mantenere la memoria del nostro mondo

Dopo Luisa Espanet un’altra firma di questa testata, Sergio Cappa, riflette sui tragici fatti di Parigi, in particolare sul valore simbolico e culturale di ciò che accadrà intorno alla cattedrale oggi mutilata dalle fiamme (nella foto, tratta da lastampa.it)

 “Ciascun essere umano vive all’interno di un dato modello culturale e interpreta l’esperienza in base al mondo di forme assuntive che ha acquisito: la stabilità di questo mondo è essenziale per potersi muovere in modo ragionevole in mezzo alle provocazioni continue dell’ambiente; mantenere quindi il nostro sistema di assunzioni senza sottoporlo a mutazioni indiscriminate è una delle condizioni della nostra esistenza di esseri ragionevoli”. Questo si legge a pag.144 dell’Opera Aperta di Umberto Eco, testo uscito per Bompiani nel 1985. Ieri il Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, ha annunciato, visibilmente emozionato, in un discorso alla nazione che la Cattedrale di Notre-Dame verrà ricostruita entro cinque soli anni e ancora più bella di prima. Le prossime generazioni potranno  ammirare così una splendida Cathédrale Métropolitaine con ancora le audioguide che segnaleranno la sua data di nascita, il 1163, ma che nei mille anni ha subìto ritocchi, rimaneggiamenti, restauri, ricostruzioni, rifacimenti legittimi, necessari, imprescindibili, richiesti e occorrenti per salvare e mantenere quella memoria percettiva delle forme che ci consentono, assumendole indiscernibili nel tempo, di modellare la nostra intelligenza e la nostra sensibilità, in modo che ogni esperienza acquisita arricchisca il sistema delle nostre assunzioni. Le nostre esperienze sono periodicamente sottoposte a prova dal fuoco, ostile e tonico, minaccioso ed energetico, l’unico identico e rigoroso dai tempi di Efesto, ipnotico e seduttivo dai tempi di Vulcano. Come lunedì scorso a Parigi.
Sergio Cappa

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