Safilo: su Longarone cautela di Regione Veneto e sindacati

L’esigenza di approfondire la proposta di Fulchir e la necessità di ufficializzare i piani industriali per poi procedere al confronto con l’azienda padovana e salvare i circa 470 dipendenti dello stabilimento bellunese (nella foto, tratta da Google Maps): sono i punti essenziali per proseguire la trattativa secondo l’amministrazione regionale e i rappresentanti sindacali

Caute le reazioni di Regione Veneto, presente l’11 luglio all’incontro con Carlo Fulchir insieme alle rappresentanze sindacali. «Dopo ampio confronto, le parti hanno valutato la necessità di procedere a un ulteriore approfondimento rispetto agli elementi qualificanti della proposta industriale - si legge in una nota dell’amministrazione regionale diramata subito dopo l’appuntamento - Ciò al fine di verificare, ciascuno per rispettivo ruolo e competenza, le possibilità di raggiungere un accordo nell’interesse dei lavoratori, dell’azienda e del territorio».

Molto prudenti anche i sindacati. «Un piano industriale deve essere consegnato e firmato dalla società che lo presenta - spiega a b2eyes TODAY Giampiero Marra, segretario della Filctem Cgil Belluno - Fulchir ha illustrato cinque slide che riportavano elementi di massima che non possono rappresentare un vero piano industriale, ma solo un’idea di esso. La stessa cosa ha fatto sostanzialmente anche Thélios con la differenza che stiamo parlando di una multinazionale del lusso». Marra non entra però nel merito e non commenta le due proposte. «La vertenza la facciamo con Safilo - sottolinea - Tutto quello che fino a oggi è stato letto, le dichiarazioni che sono state fatte contribuiscono soltanto a generare confusione perché non si va nel cuore della questione, la quale va trattata direttamente con Safilo sul piano regionale, per trovare prima di tutto un accordo a fronte di una presentazione di piani industriali certificati: noi al momento non abbiamo in mano nulla e possiamo soltanto ipotizzare alcuni scenari». Sulle pressioni che Safilo farebbe per accelerare la chiusura delle operazioni entro la fine di agosto, Marra è certo. «Non ci sono le condizioni per farlo», conclude il sindacalista.

F.T.

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