Alla scoperta dell’etica della vista

Che cos’è, dove ci può condurre e quanto siamo già immersi in essa? Da qui è nato l’evento di domenica scorsa a Foligno sul tema

Per il curatore e conduttore di un convegno ottenere reazioni su un argomento già difficile in partenza è una grande soddisfazione. Il palco dei relatori di altissimo profilo - luminari dell’oculistica, amministratori del territorio e della salute, imprenditori dell’ottica e dirigenti dell’industria oftalmica - ha dato risposte eloquenti al loro già saper fare, utili anche per gli altri. A volte però non metabolizziamo il bene, non lo rendiamo un esempio su cui altri si possono calare. Oggi una definizione dell’etica può essere il comportamento delle persone di fronte alle scelte del bene o del male.

Non viviamo di soli occhiali, quindi di materia. L’essere umano nasce per servire altri esseri umani nella consapevolezza che ciò non significa essere subalterni, bensì parte attiva di un sistema di valori in cui l’etica è il centro.

Al convegno di Foligno abbiamo messo insieme i pareri di grandi professionisti che fanno dell’etica la parte immateriale della propria professione. Quando hai al tuo fianco il direttore sanitario della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, Diego Ponzin, che rappresenta un’eccellenza mondiale nel trapianto di cornea insieme al direttore della Clinica oculistica di Perugia, Carlo Cagini, che i trapianti li fa, e ne fa molti, possiamo comprendere il percorso di una cornea che lascia il suo proprietario genetico per approdare, grazie all’uomo e alla scienza, nell’occhio di una persona che ne ha bisogno. Le parole, ad esempio, di Marco Lupidi, docente di Oftalmologia all’Università Politecnica delle Marche, ci hanno illuminato su come la pandemia abbia sconvolto la vita degli ospedali e delle sale operatorie e su come gli specialisti si siano messi a collaborare per cambiare il metodo di lavoro e continuare a soddisfare il cittadino nonostante le aumentate difficoltà. Gli interventi della politica e dell’amministrazione della sanità dell’Umbria, con l’autorevole voce della presidente della Regione, Donatella Tesei, ci hanno fatto comprendere che in questi anni difficili l’etica è riemersa dal vortice delle esigenze pratiche e ha dato il proprio contributo a mantenere l’uomo al centro della visione collettiva.

E l’ottica, cosa c’entra? C’entra. Il convegno è stato voluto dalla Fondazione +Vista con a capo Stefano Pascucci, noto imprenditore ottico del Lazio. La presenza anche dell’amministratore delegato di Hoya Italia, Maurizio Veroli, ha ulteriormente mostrato quanta etica ci sia e occorra nel nostro mondo per servire chiunque abbia un qualunque deficit visivo, per mettere a disposizione attraverso la ricerca nuove soluzioni a problemi emergenti come la progressione miopica giovanile. Ecco, in buona parte, cos’è l’etica della vista. C’è però un’avvertenza per l’uso. L’etica non è una strategia di marketing: è porre noi stessi ogni giorno davanti alla scelta tra il bene, l’indifferenza e il male. Giocare con l’etica significa giocare con la nostra anima e, come detto, alla fine della giostra non avremo vissuto di soli occhiali (nella foto, da sinistra: Pascucci, Di Lernia, Tesei e Veroli, al tavolo dei relatori al convegno del 9 ottobre scorso a Foligno).

Nicola Di Lernia

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