«Sono stati dieci anni belli, quanto a rapporti economici, di lavoro, personali e interpersonali tra i rispettivi collaboratori». Basterebbe questo per sintetizzare il ricordo di Vittorio Tabacchi, ultima generazione familiare alla guida di Safilo, fondata dal padre Guglielmo, nei confronti di Giorgio Armani (nella foto, tratta da armani.com), al quale è stato legato da una licenza tra gli inizi del nuovo millennio e l’alba del decennio successivo. In realtà c’è molto di più.
«Quando ci incontravamo, chiacchieravamo, scherzavamo e brindavamo insieme: dal punto di vista professionale era un uomo semplice, diretto e chiaro nei suoi obiettivi; da quello personale era un timido che qualche volta trasformava tale timidezza in una forma di apparente aggressività – racconta Tabacchi a b2eyes TODAY - Amava essere costantemente apprezzato e una volta si adirò perché non ero abbastanza presente con lui: il motivo era semplicemente che io facevo capo a Padova e allora non risultava sempre facile e comodo raggiungere Milano dove operava lui. Ma quell’episodio non ha pregiudicato i nostri rapporti». Tanto che fu lo stesso Tabacchi, alla metà del primo decennio di questo secolo, a suggerire la consegna allo stesso Armani del Sigillo della Città di Padova, onorificenza destinata alle personalità che hanno contribuito a far conoscere e a sviluppare la città euganea, con una prestigiosa cerimonia a Prato della Valle.
«Anche il rapporto tra i designer di Safilo e quelli della Giorgio Armani sono stati sempre positivi e proficui - dice ancora Tabacchi - La licenza è terminata per motivi tecnici e professionali: il quinquennio successivo al 2007 fu particolarmente complicato a livello macroeconomico e di gestione della nostra azienda».
L’imprenditore veneto riconosce allo stilista appena scomparso tutti i meriti che in questi giorni gli vengono attribuiti da più parti e da ogni angolo del mondo. «Anche con i gruppi e le griffe francesi le relazioni erano buone, ma, per quel loro senso di grandeur, ci consideravano pur sempre dei fornitori: con Armani invece, come con qualche altro stilista italiano, il rapporto era diretto, cordiale e soprattutto paritario - sottolinea Tabacchi - Non è stato il primo a dare vita a delle licenze nell’eyewear: Biagiotti, Ferrè e Missoni, ad esempio, grazie alla partnership con Safilo, lo hanno preceduto. Tuttavia Armani, quando alla fine degli anni 80 ha avviato la collaborazione con la Luxottica di Leonardo Del Vecchio, proseguita con Safilo e poi tornata in EssilorLuxottica, ha non solo consentito all’eyewear di fare un salto di qualità a livello d’immagine, ma ha soprattutto permesso di costruire occhiali belli, portabili e facilmente vendibili».
«Noi realizzavamo i disegni sulla base delle sue idee e delle sue ispirazioni, che potevano persino cambiare radicalmente la tendenza del momento, passando ad esempio da una forma all’altra o da un materiale all’altro - conclude Tabacchi - Ma, in particolare, anche nell’occhialeria ha portato il proprio concetto di moda elegante, sobria e ampiamente fruibile».
Angelo Magri