Elevare la professionalità della categoria era il mantra di Velati

In molti ricordano quello che è stato un protagonista degli ultimi decenni dell’ottica e dell’optometria in Italia, scomparso il 29 novembre scorso. B2eyes TODAY ha raccolto alcune testimonianze di chi gli è stato accanto o lo ha conosciuto. I funerali si terranno venerdì 1° dicembre alle 14.30 nella Basilica di Gallarate

«Per Giulio Velati (nella foto principale) elevare il livello professionale degli ottici optometristi era un mantra: da qui la sua determinazione e il suo impegno nel dare vita all’università - commenta Renzo Zannardi, figura di riferimento per Federottica in ambito milanese e lombardo - Siamo stati insieme dappertutto, pur non avendo mai condiviso incarichi istituzionali o sindacali comuni: ci siamo tuttavia sempre sentiti e consultati nei momenti difficili, anche recentemente, in particolare proprio sull’importanza di un percorso accademico per la nostra categoria».

«Lo ammiravo tanto: con Giulio ho trascorso molti bei momenti, ma l’iniziativa che più ci ha unito è stata la creazione di Solcioe Italia, l’associazione nell’ambito di Special Olympics, di cui io ero il presidente e lui il direttore clinico - ricorda l’ottico optometrista milanese Marco Barajon - Per oltre vent’anni abbiamo lavorato insieme, ha dato l’anima per questo progetto, anche dopo esserne uscito dal punto di vista operativo lo ha sempre seguito ed è entrato persino nel board di Special Olympics: ci teneva tanto ed è stato un esempio per molti, me compreso, dal momento che mi ha incoraggiato a seguire pure la parte sindacale e politica della nostra professione».

Due conterranei come Fabrizio Vettore, anche lui fra i soci fondatori di Solcioe Italia, e Simone Santacatterina (nella foto sotto, a destra, con Velati), per dieci anni alla guida di Aloeo, ricordano gli aspetti professionali e umani di Velati. «Conoscevo Giulio fin dall'inizio del mio percorso di ottico optometrista: in associazione, in cooperativa, in Special Olympics ne ho sempre apprezzato la predisposizione a condividere, a coinvolgere, a donarsi - dice Vettore - Una dote che ritrovo troppo poco spesso in altre persone e che ha fatto di lui un punto di riferimento per me: mi mancherà molto, anzi moltissimo».

«Ci hai insegnato tante cose importanti e fondamentali: la tua serietà, passione, forza, integrità, ma anche pazienza, generosità e visione sono le caratteristiche di un vero leader. In particolare, hai dimostrato di saper trasformare coloro che ti seguono a loro volta in futuri leader - afferma Santacatterina - La morte è come osservare una nave che si allontana dalla costa, riducendosi sempre più fino a scomparire dalla vista, inghiottita dalle acque. In realtà, continua il suo viaggio sotto un nuovo cielo e in un altro mare. Saremmo miopi se pensassimo che la vastità dell’oceano si esaurisca solo nello specchio del mare che siamo abituati a contemplare: e noi conosciamo bene la miopia e come correggerla, non trovi? Il rapporto tra di noi non è interrotto, il dialogo continua. Rimarrai una presenza invisibile, ma reale. Non sarai per me solo un ricordo, ma una persona concreta. Non solo un amico di ieri, ma di oggi».

Velati ha lasciato un grande vuoto e infiniti ricordi anche nel contesto associativo che ha presieduto per dieci anni e che ha vissuto per diversi decenni. «Con Giulio scompare un collega che ha dedicato, ai massimi livelli, moltissime risorse per la nostra categoria – spiega Bruno Maestrelli, presidente di Federottica Cuneo - Ho avuto modo di lavorare con lui in qualità di membro del Consiglio Direttivo nazionale di Federottica e di apprezzare il suo pragmatismo e la fiducia che accordò, con la sua giunta, a noi cuneesi, affidandoci il Progetto Bimbovisione. Per tutto questo vorrei rivolgergli un sincero grazie».

«Ci ha lasciato uno dei principali protagonisti del piccolo e magmatico mondo che abbraccia ottica e optometria nelle varie implicazioni professionali, commerciali, istituzionali, formative e sociali: Velati le ha vissute tutte, con responsabilità, come imprenditore a Gallarate, come presidente dapprima dell’Adoo e poi di Federottica, come delegato in varie associazioni optometriche italiane e internazionali, riuscendo con determinazione, e in breve tempo, a concretizzare quanto già da circa trent’anni l'associazione di categoria aveva posto al primo punto del proprio programma, ovvero che l'ottico optometrista del futuro fosse un laureato - sottolinea Silvio Maffioletti, professionista e docente bergamasco - Alla fine degli anni Novanta insegnavo all'Isso di Milano, la scuola triennale che in tre decenni ha formato più di mille optometristi provenienti da ogni parte d'Italia: è in quella fase che ho conosciuto Velati, poiché i contatti tra l’Istituto e Federottica erano intensi e frequenti. A cavallo dei due secoli Giulio e il Consiglio nazionale dell’associazione di categoria, in un clima di grande partecipazione e sintonia, hanno investito senza riserve nella formazione universitaria, con la prospettiva di uno sviluppo della professione optometrica fondato su presupposti scientifici saldi e riconosciuti. Il risultato è stato positivamente raggiunto e il nuovo corso di laurea è stato attivato nell'anno accademico 2001-2002: un risultato storico, a lungo inseguito e pienamente realizzato all’Università di Milano Bicocca».

Anche la redazione di b2eyes e il suo editore ricordano commossi Giulio Velati: molti gli scambi di idee e i confronti, anche accesi, in questi anni, ma sapendo di avere di fronte sempre un interlocutore onesto e diretto. Per Nicola Di Lernia era un presidente anche quando non lo era più. «Alcuni anni fa mi invitò a pranzo con i suoi due figli. “È una sfida - disse - avere un veneziano a tavola in un ristorante di pesce a Gallarate”. Giulio era abituato alle sfide e a giocarle fino all'ultimo punto. Vinse anche quella e il ricordo che oggi mi lascia è di una persona perbene. Attento agli altri e orgoglioso oltre ogni limite della sua professione. In questo un esempio».

«L’immagine che ho di lui è sbiadita dal tempo di un incontro a Mido di molti anni fa, quando ancora eravamo al Portello: con un orgoglioso sorriso mi consegnò la registrazione di una storica esibizione di Michel Petrucciani, magistrale pianista jazz francese morto giovane per osteogenesi degenerativa, che lui aveva conosciuto in quel concerto - racconta Sergio Cappa - Entrambi amanti del jazz, nelle varie occasioni d’incontro finivamo con l’anteporre la musica persino all’optometria o al sindacato».

«Il senso di autorevolezza che esprimeva l’ho colto molti anni fa nel centro ottico di Gallarate, dove feci una delle mie prime esperienze da consulente d’immagine: nonostante il timore reverenziale che nutrivo nei suoi confronti, lui si propose per tutto il tempo con il sorriso - dice Angelica Pagnelli - Inoltre avvertii il senso di protezione che esprimeva verso i figli, oltre alla curiosità nei confronti di quello che pensavo del negozio e della loro attività».

A.M.

Professione