Mido a giugno 2021? Occorre un piano C

L’annuncio di Milano ha anticipato di poche ore quello di Monaco che ha addirittura cancellato la data del 2021, prevista a Stoccarda, mentre New York ha posticipato da marzo a maggio. Ci aspetta oltre un semestre senza fiere di settore

Se qualcuno anni addietro filosofeggiava sulla reale utilità di Mido oggi avrà risposte certe. Se Sanremo è Sanremo, Mido è occhiale, per tutto il mondo. Se manca Mido mancano l’occhiale, le nuove tendenze, la visibilità mediatica, le occasioni di export. Difficile credere che il nostro settore possa vivere senza. La riprova è stata la presenza soprattutto domenicale al DaTE di Firenze dello scorso settembre, che ha confermato l’amore dell’ottico verso l’esposizione. Così Mido a giugno 2021 ci pone davanti a quasi otto mesi di vuoto senza un chiaro piano B. È un piano B quello annunciato dall’Ice ad aprile circa la realizzazione di una piattaforma digitale denominata Fiera Smart 365 da mettere a disposizione dei saloni italiani, DaTE compreso, per approcciare il sistema ibrido fisico-virtuale? La presenza del presidente Ice alla Leopolda per il taglio del nastro poteva farne presagire la partenza, che però per l’occhiale non è avvenuta, a conferma che i tempi della politica non sono i nostri. È un piano B spostare inevitabilmente, a causa del perdurare della pandemia, il paletto di partenza di Mido da febbraio 2020 a luglio 2020, fino a febbraio 2021 e infine a giugno 2021? Un’attesa che va riempita, pena la resa di chi attende. Ecco perché ora abbiamo bisogno addirittura di un piano C.

Potrebbe essere un piano C assicurare entro l’anno al distretto dell’occhiale italiano, con una vocazione all’export di oltre l’80% della produzione, un nuovo sbocco di internazionalizzazione fintanto che le fiere sono in stand by e le casse integrazione straordinarie agli sgoccioli? Anche solo utilizzando la tecnologia user friendly come Zoom per creare meeting programmati tra buyer internazionali e industria italiana focalizzati sulla presentazione delle nuove collezioni orfane della passerella di Mido? Potrebbe essere un piano C rinforzare il mercato interno alimentando una maggiore richiesta di servizi e prodotti dall’ottico attraverso una campagna consortile, magari aggregando il mondo oftalmico, sulla sensibilizzazione alla prevenzione e all’uso dell’occhiale giusto per le giuste occasioni, come fece la più volte citata birra con Renzo Arbore? O potrebbe essere un piano C trovare un gentlemen agreement con la classe medica, che duri almeno finché dura la pandemia, per condividere e modellare il percorso virtuoso visita oculistica-nuovo occhiale da vista, affinché tutti possano ricavarne un benefit di ruolo ed economico?

In ogni caso, che sia B o C, ci sono certe cose del passato che non possiamo più permetterci. In questo mercato della pandemia ci saranno, purtroppo, vincitori e vinti. Sta anche a noi decidere.

Nicola Di Lernia

Fiere