Retrò, minimal o classici: gli occhiali dei registi alla Berlinale 2019

Al Festival del cinema di Berlino, che si è chiuso il 17 febbraio, sui red carpet e alle conferenze stampa di solito si guardano gli attori e si ascoltano i registi: in particolare questi ultimi spesso indossano montature e la scelta di lenti e modelli non è quasi mai casuale ma anzi li rappresenta, a volte più delle parole

Durante la conferenza stampa del film L’adieu à la nuit, presentato fuori concorso, gli sguardi erano tutti puntati su Catherine Deneuve, sempre molto affascinante, ironica, luminosa. Di fianco a lei, André Téchiné, tra i più importanti registi del cinema francese, la guardava serio, dietro la grande montatura nera, classica, rigorosa. Metteva tutti in soggezione e a ragione. Parlava in modo sintetico e asciutto descrivendo le sue accurate ricerche per entrare nella mente dei giovani francesi che decidono spontaneamente di partire per arruolarsi nei foreign fighters.
Anche Angela Schanelec (nella foto, di Joachim Gern), che ha vinto l’Orso d’oro per la migliore regia con il film I was at home but, dietro lenti e montatura quasi invisibili sembra mettere una distanza di protezione e di leggerezza surreale. Colta, legata alla nuova scuola berlinese di cinema, non scende a compromessi e si vede.
Agnieszka Holland, impetuosa e imprevedibile cineasta polacca che oggi flirta anche con Hollywood e le serie tivù, sceglie una montatura retrò. E la sceglie anche per il protagonista di Mr Jones. Basato sulla vita del fotoreporter gallese Gareth Jones, l’uomo che si dice ispirò George Orwell a scrivere il romanzo Il Grande Fratello. Il film è un ritorno al passato, al 1933, e racconta la verità dietro la grande carestia in Ucraina ai tempi di Stalin. 
Rosaria D’Amico

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