Spazzole di Haidinger: in uno studio un’ulteriore chiave di collaborazione con gli oculisti

Tema non molto conosciuto e poco presente in letteratura scientifica, che riguarda la capacità del nostro sistema visivo di percepire la polarizzazione della luce, è stato l’argomento della tesi di laurea di Jacopo Mottes, vincitore del VisionOttica Award 2022: secondo l’autore, potrebbe rientrare in futuro nei test di screening, di concerto con l’oftalmologo, per individuare precocemente i soggetti sensibili

Per la sua tesi, selezionata dalla giuria del VisionOttica Award 2022, Jacopo Mottes (nella foto) ha realizzato uno strumento che ha permesso di svolgere un’indagine psicofisica su un campione di oltre cento persone, senza patologie oculari, per stimare il grado di sensibilità dell’uomo alla luce polarizzata. «L’occhio umano è sensibile a colore e intensità luminosa - spiega a b2eyes TODAY il neolaureato all’Università di Padova, che ha seguito le orme professionali del padre - Tuttavia le onde elettromagnetiche che compongono la luce trasportano anche altre informazioni, come la polarizzazione, che dipende dalla direzione di oscillazione del campo elettrico. Diverse specie animali vi sono sensibili: in realtà, grazie alla particolare configurazione delle fibre nervose in corrispondenza della fovea, anche gli esseri umani sono in grado di percepire la comparsa di un pattern a forma di papillon in presenza di luce polarizzata. Questa figura appare in direzione perpendicolare alla direzione di polarizzazione della luce stessa e risulta giallastra su sfondo bianco, oppure scura su sfondo blu».

La tesi di Mottes, proposta dai suoi due relatori, Dominga Ortolan e Gianluca Ruffato, è soltanto l’inizio di un’indagine che dovrà essere approfondita anche su altri aspetti del fenomeno. «Vincere il Vision Ottica Award è stata una grande soddisfazione, è stato stimolante mettersi a confronto con gli altri laureati in Ottica e Optometria in Italia nel 2021-2022 e mi ha fatto piacere che il lavoro sia stato apprezzato dalla commissione: penso che il contributo che ho potuto dare in questo ambito sia stato focalizzare maggiore interesse verso il fenomeno di Haidinger’s brush e sul suo utilizzo come metodo di indagine di anomalie maculari, oltre a porre un punto di partenza per eventuali studi successivi - aggiunge Mottes - Ricerche ulteriori potranno stabilire se esiste effettivamente un valore di cut off tra condizione fisiologica e patologica, o se esistono dei valori “sospetti” che, una volta rilevati in cooperazione con l’oftalmologo, possano suggerire la presenza di malattie o anomalie maculari».

Quanto può essere utile tale indagine nell’attività pratica di un ottico optometrista? «Come ben sappiamo quest’ultimo non si occupa di patologie, ma di funzionalità visiva - precisa Mottes - Quello di Haidinger’s brush potrebbe rientrare quindi tra i test di screening, come altri già esistenti, per l’individuazione precoce di soggetti a rischio, in collaborazione con l’oculista. Questo strumento potrebbe dunque supportare l’importante intesa tra ottici optometristi e oculisti».

F.T.

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