Vertenza Safilo: le parti concordi solo nel coinvolgere le istituzioni

Settecento esuberi: rimane invariata la posizione del gruppo rispetto a quanto annunciato a dicembre. È emerso dall’ultimo tavolo, il secondo, che si è svolto presso il Mise il 28 gennaio, dove erano presenti l’amministratore delegato dell’azienda di eyewear Angelo Trocchia insieme al suo management, le organizzazioni sindacali e le rappresentanze politiche regionali. Si dialoga tuttavia sulla tipologia di ammortizzatori sociali e sulla necessità di trovare soluzioni insieme a governo, amministrazioni regionali e altre realtà industriali dell’occhialeria

«L’incontro ha nuovamente e approfonditamente documentato l’impatto dei cambiamenti strutturali sulle fabbriche italiane di Safilo, dovuti in primo luogo alla strategia di verticalizzazione del gruppo Lvmh con la conseguente cessazione delle licenze di occhiali Dior e Fendi, che determina una situazione di sovracapacità produttiva, la necessità di ridimensionamento del network industriale del gruppo e la chiusura dello stabilimento di Martignacco, anche in un’ottica di tutela e salvaguardia dei siti di Longarone e Santa Maria di Sala - si legge in una nota di Safilo Group - L’azienda ha confermato la necessità di chiudere lo stabilimento di Martignacco, ribadendo altresì il proprio impegno a contribuire a uno sviluppo futuro del sito, indipendentemente da Safilo, dando il massimo supporto per individuare potenziali acquirenti, senza alcuna preclusione anche nei confronti di eventuali produttori di occhiali. A tal fine sono già stati avviati incontri e ricerche finalizzati alla riallocazione dell’impianto, coinvolgendo le associazioni industriali delle provincie e gli assessorati regionali di riferimento, con il potenziale contributo del Mise».

In questo quadro e con riferimento a Martignacco, Safilo si rende comunque disponibile a dialogare sulle modalità di utilizzo della Cassa integrazione straordinaria e dell’annunciato supporto di un advisor specializzato nella ricollocazione industriale del sito, a condizione che a Longarone venga rapidamente applicato lo strumento della solidarietà e ridotto, di conseguenza, l’eccesso di capacità produttiva attuale. «Safilo ha di nuovo confermato il ruolo strategico dello stabilimento di Longarone, quale polo di eccellenza nella lavorazione dell’occhialeria in metallo, una volta ridimensionato e reso maggiormente efficiente per essere competitivo e attrattivo verso nuove licenze, così come quello dell’impianto di Santa Maria di Sala, specializzato nella lavorazione dell’acetato e dell’iniettato - prosegue la nota - Nel corso dell’incontro l’azienda ha ribadito anche la necessità di procedere con gli annunciati esuberi nella sede del gruppo a Padova, rinnovando la propria disponibilità al dialogo con le organizzazioni sindacali per la definizione delle modalità di gestione».

Da parte loro i sindacati hanno ribadito che, prima di ogni decisione sul futuro dei lavoratori di Safilo, è bene entrare nel merito del piano industriale del gruppo, che giudicano «debole e privo di sostenibilità industriale», riferisce a b2eyes TODAY Denise Casanova, segretaria generale Filctem Cgil di Belluno, sottolineando anche come sia necessario costruire sinergie con le due Regioni interessate, Veneto e Friuli Venezia Giulia, per la definizione di strumenti a favore di chi si dimostra interessato a rilevare l’azienda. Il prossimo incontro tra le parti è previsto il 5 febbraio a Padova (nella foto, da sinistra, la sede di Padova e gli stabilimenti di Martignacco e Longarone).

(red.)

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