Prima c’era la lente da vista per giocare, e naturalmente vincere, a golf. Il concept lo avevano inventato gli americani, che di questa disciplina ne fanno uno status sociale. L’Italia si è mossa in ritardo, ma oggi sfioriamo i centomila tesserati, secondo l’European Golf Association: tuttavia per l’ottica rimane un piccolo pubblico, benché economicamente interessante.
Poi è arrivata dalla Germania, patria dell’auto, la lente per una migliore visione alla guida che, anche se non si tratta propriamente di sport, per l’italiano è purtroppo diventata una sorta di gara quotidiana. Secondo una ricerca del 2017 del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, oltre il 58% dei patentati, cioè più di 22,5 milioni di persone, appartiene a conducenti tra i 45 anni di età e gli over 65: tutta gente ormai presbite che avrebbe bisogno di un supporto visivo al volante. I numeri quindi ci sarebbero, ma non i risultati di mercato.
Non va comunque escluso che sul tema sport e visione l’ottico italiano possa avere uno scatto e che il Convegno di Giancarlo Montani possa accendere le lampadine utili allo scopo. Secondo l’associazione di categoria Assosport e Circana, società specializzata in analisi di mercato, il valore di quello sportivo in Italia nel 2024 si attesta a 11,6 miliardi di euro, con una crescita dello 0,4% rispetto al 2023: innovazione di prodotto e posizionamento premium restano fattori chiave per sostenere la domanda e la fedeltà al marchio.
Quale migliore innovazione per uno sportivo che un percorso di ottimizzazione della qualità visiva abbinato a lenti performanti e protettive? Considerando le tecniche e le soluzioni tecnologiche oggi disponibili, il segmento dello sport potrebbe diventare una specializzazione sempre più ampia e di agevole gestione. Ma, come dice il Piccolo Principe, spesso “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Nicola Di Lernia