Progressive e presbiopia: ottici e oculisti lavorino insieme

Domenica e lunedì a Milano si è svolta la terza edizione del Progressive Business Forum. Alcuni dati di mercato emersi indirizzano verso una tendenza di ritorno ai numeri del 2019 e di maggiore qualità nell’offerta delle soluzioni. Ci può bastare?

Serpeggia un discreto ottimismo tra gli addetti ai lavori di questo evento che si sta conquistando la maturità nell’ottica. Il retail, nella persona dell’ad di Vision Group, Marco Procacciante, vede il 2021 come l’anno del recupero del calo provocato dalla pandemia e il 2022 ricco di opportunità. L’ottica ha resistito alla grande a una fase che ha messo al tappeto interi comparti del mondo economico del nostro paese. La tecnologia oftalmica non è mai stata così avanzata e accessibile a tutti. La soddisfazione del cliente presbite verso le progressive inizia a dare i primi positivi riscontri in termini di quantità, riducendo al minimo il passaparola negativo dei decenni scorsi, quando lenti di geometria non evoluta e una scarsa conoscenza del prodotto da parte dell’ottico facevano più male che bene a chi le indossava.

Se il Progressive Business Forum porta con sé questa dote, alla vigilia della quarta edizione rimangono alcune perplessità sui reali obiettivi da raggiungere insieme perché si possa parlare di un periodo di successo per le progressive. I numeri di crescita ci sono ma non ancora così significativi: tecnologia avanzata, maggiore invecchiamento della popolazione, anticipazione dell’età della presbiopia sono tutti segnali per cui l’incremento dovrebbe essere più significativo. Nel rapporto tra ottico e oculista si registrano i primi avvicinamenti seri sul tema. L’opinione espressa da oltre 650 oftalmologi italiani nel sondaggio proposto da b2eyes indica che la classe medica è stanca delle diatribe e vuole trovare una forma di dialogo corretta e soprattutto utile: non possiamo credere che la pandemia non abbia scosso economicamente questo settore come ha fatto con tanti altri. Oggi anche il presidente della Soi, Matteo Piovella, afferma che la lente progressiva è matura per essere consigliata a un paziente senza remore perché la tecnologia lo ripara dalla maggior parte degli errori del passato.

L’industria dal canto suo non ha però trovato ancora il filo d’Arianna per una comunicazione globale a favore dell’informazione al primo presbite per poterlo dissuadere dall’andare in farmacia o al supermercato (restiamo un paese ad altissimo uso di premontati) e per fargli comprendere bene come e perché correggere un problema che è nella genesi di ognuno di noi. L’ottico invece sta a guardare. Nella maggioranza dei casi non si notano iniziative di informazione, ma solo di promozione di prezzo. Probabilmente nessun centro ottico in Italia allo scoccare dei 40 anni fa scattare una e-mail al proprio cliente per ricordargli che servirebbe fare una verifica sull’arrivo della sua presbiopia. Pochi consigliano vivamente a chi entra nel loro negozio una visita oculistica periodica per far comprendere agli oftalmologi che si lavora a cerchio e non a segmenti.

Se ci fermiamo solo alle cose belle e buone rischiamo di perderci un futuro migliore, soprattutto nel rapporto tra area ottico optometrica e classe medica. Sono già presenti o in arrivo lenti da vista che li vedranno molto di più a contatto di una volta e gli investimenti che l’industria sta facendo non consentiranno nessun collo di bottiglia come quelli di oggi.

Nicola Di Lernia

Professione